Mente locale by Franco La Cecla

Mente locale by Franco La Cecla

autore:Franco La Cecla [Cecla, Franco La]
La lingua: eng
Format: epub
editore: Eleuthera
pubblicato: 2021-03-08T23:00:00+00:00


Due giorni sono sufficienti perché uno cominci ad acclimatarsi. Il giorno in cui si scopre che la statua di Ludwig Spankerfel il Nominatore (il celebre birraio) non è che a tre minuti dal proprio hotel (alla fine della strada Prince-Adalbert), quando prima ci si metteva una buona mezz’ora per arrivarvi, si comincia a prendere possesso della città. Questo non vuol dire che la si cominci ad abitare32.

L’abitare è la dimensione diacronica della presenza, questa presenza allungata nel tempo che si guarda all’indietro (come se l’abitare fosse una luce che proietta l’ombra della nostra presenza dietro di noi) per trovare i propri punti di riferimento non solo nello spazio circostante, ma nello spazio vissuto. Per questo descrivere una città è difficile, perché dimensione sincronica e diacronica si intersecano e si confondono e ogni narrazione di città è una narrazione di presenza in essa.

Che rapporto c’è tra narrazione e mente locale? La mente locale è una competenza e l’uso di questa competenza. Una narrazione è una competenza che fa un discorso. Come abbiamo visto per Perec e Borges, il discorso sullo spazio è una conversazione tra presenza propria e presenza dei luoghi. Sono i luoghi, al pari di chi li occupa, a parlare e a esigere risposte.

Per questo, liberi da una visione che vorrebbe ridurre poeti e abitanti a utenti di una città, possiamo renderci conto che sono i poeti e gli abitanti che fanno le città, così come vengono fatti da esse (è stato Elio Vittorini nelle Città del mondo a dirlo: «Sono le città belle a rendere belli i cittadini o viceversa?»). Questo processo, colto in un suo istante di raccoglimento dai poeti, può anche essere seguito dall’origine, come ci raccontano gli studiosi delle «urbanizzazioni spontanee». Paul Oliver, uno dei maggiori esperti in questo campo, ha rimarcato che il farsi delle periferie delle città del Terzo (e del Primo) mondo ci fornisce un quadro straordinario dell’interazione tra abitanti e abitato33. In qualche modo, c’è qui un parallelismo con quanto i linguisti hanno osservato riguardo a quelle lingue in formazione che sono il créole e il pidgin. Una nuova sensibilità all’origine del linguaggio, come all’origine degli insediamenti, ci riconduce all’evidenza di chi fa. Così come non sono i grammatici o i linguisti a creare le lingue, ma il processo con cui i parlanti in un certo luogo formano le proprie competenze «conversazionali» (c’è una lingua di mercato, una di casa, una di vicinato, una dei riti, una del corteggiamento, una tra uomini, una tra donne, una tra uomini e donne ecc.), è nella conversazione con i luoghi che si formano gli insediamenti in quanto culture dell’abitare, con la parte invisibile delle «menti locali» condivise e la parte visibile del costruito. Anche in questo caso, però, ci sono per lo stesso luogo più competenze spaziali, più menti locali: le mappe mentali degli uomini, quelle delle donne, quella delle soglie tra di loro, le preesistenze, le memorie, le mappe del futuro (l’insediamento che si vorrebbe migliorare) e via dicendo.

Una simile attenzione è rivolta



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